IO CORRO PER MILANO: STEFANO PARISI

9 anni ago by in Articoli

Chi è Stefano Parisi, il candidato sindaco del centrodestra

(di CarloVittorio Giovannelli)

Stefano Parisi e CarloVittorio Giovannelli

 

Nato a Roma nel 1956. È sposato con Anita da 32 anni, hanno due figlie di 28 e 26 anni, Sarah e Camilla. Ha un cane di nome Mirò. Adora la corsa e la bicicletta.
Gli incarichi e il primo impegno per la città di Milano

Laureato in Economia, ha esordito negli uffici studi del sindacato, per poi approdare nel 1984, a soli 28 anni, al Ministero del Lavoro come Capo della segreteria tecnica. Negli anni successivi svolgerà lo stesso incarico alla Vice Presidenza del Consiglio e al Ministero degli Esteri. Dal 1992 al 1997 è Capo del Dipartimento per gli Affari Economici della Presidenza del Consiglio dei Ministri con Giuliano Amato, Carlo Azeglio Ciampi, Silvio Berlusconi, Lamberto Dini. Lascerà l’incarico nel 1997, dopo alcuni mesi di collaborazione con Romano Prodi, per accogliere la proposta di Gabriele Albertini di diventare City manager del Comune di Milano
Dal 1997 al 2000 è protagonista, a fianco di Albertini, della grande stagione nella quale nascono i progetti urbanistici che hanno cambiato il volto di Milano.

Gli anni alla guida di Fastweb

Nel 2000 Antonio D’Amato lo chiama di nuovo a Roma, come Direttore generale di Confindustria. In questo periodo gestisce con equilibrio una fase molto delicata di tensioni sociali e di trasformazione delle regole del lavoro e del rapporto con il sindacato.
Nell’ottobre 2004, al termine della Presidenza D’Amato, torna a Milano come Amministratore delegato di Fastweb, facendone l’azienda più avanzata in Italia del settore delle nuove tecnologie, della rete, delle telecomunicazioni.
In questa veste sarà chiamato alla guida prima di ASSTEL, l’associazione di rappresentanza delle imprese delle Telecomunicazioni aderente a Confindustria e poi di Confindustria Digitale, la Federazione di Confindustria che rappresenta le imprese italiane dell’ICT, di cui terrà la presidenza fino al 2014.

Dalla start up digitale a oggi

Intanto, nel giugno del 2012 fonda CHILI Spa, di cui è Presidente. CHILI è la prima piattaforma italiana di distribuzione di film in streaming. Una start up di successo che ha dato lavoro a una settantina di giovani, fra i migliori laureati delle università milanesi.
Nel febbraio 2016 accetta l’invito dei partiti del centro-destra, e di molti esponenti della cultura e dell’imprenditoria milanese, a candidarsi a Sindaco di Milano. Lascia quindi ogni incarico operativo nell’azienda che ha creato.

Stefano Parisi e Carlo Vittorio Giovannelli

Il suo programma politico per rilanciare Milano

1) Riqualificazione dei quartieri e delle periferie di Milano

“vogliamo che i quartieri diventino protagonisti del rinnovamento della città”

Dobbiamo liberare Milano dalla patina di bruttezza che la degrada, in molti quartieri. La città non può vivere soltanto delle sue eccellenze. Il Centro storico, Brera, i Navigli, Porta Nuova, Citylife sono fiori all’occhiello che bisogna preservare e implementare. Ma intorno ad essi c’è una città nella quale i milanesi vivono e lavorano, non sempre nelle condizioni ottimali.

Noi vogliamo che i quartieri diventino protagonisti del rinnovamento della città. Vogliamo che siano luoghi nei quali vivere con piacere, a partire dalle piccole cose, che segnano la quotidianità della vita delle persone. Spazi verdi, biblioteche, luoghi di cultura e di spettacolo, ma anche semplicemente marciapiedi puliti, panchine ben tenute o le fermate degli autobus in ordine.

Una città più bella è una città più tecnologica. La tecnologia ci consente di riqualificare le abitazioni o di riedificarle quando questo è più conveniente. Ci consente di avere un ambiente più sano, aria più pulita, acqua meno inquinata, gestione integrata del ciclo dei rifiuti. Ci consente di monitorare le situazioni di degrado e di intervenire subito.
Noi vogliamo investire molto in tecnologia, per consegnare ai milanesi una città nella quale sia bello vivere, in armonia con lo spazio urbano, con l’ambiente, con la società.

2) Una politica per l’ambiente

“più tecnologia per ridurre i bisogni di mobilità”

Tuteleremo l’ambiente, ma non ci fermeremo quando si dovrà tagliare un platano, se questo servirà a togliere dalle strade centinaia di auto (e il platano verrà ripiantato poco distante). Favoriremo, anche con la politica tariffaria, veicoli a basso impatto ambientale.

Una scelta, questa, sulla quale punteremo con decisione nel rinnovare il parco veicoli del Comune, privilegiando quelli elettrici o ibridi, a partire dai mezzi pubblici di trasporto, e che dovrà coinvolgere i fornitori del Comune e in generale i servizi di logistica in città.

Più mobilità significa, ancora una volta, più tecnologia. E più tecnologia serve a ridurre i bisogni di mobilità. Il grattacielo di Unicredit, voluto dalla giunta Albertini e realizzato da Cesar Pelli, uno dei più grandi architetti del mondo, non è soltanto bello, ha fatto risparmiare 30.000 spostamenti in auto ogni giorno.

3) Un piano urbanistico per Milano

“l’approccio pianificatorio e dirigista frena lo sviluppo della città”

Riqualificazione urbana è lo strumento per ricucire la comunità milanese: non devono esserci ghetti, tutti i quartieri della città devono essere luoghi di pregio, naturalmente ciascuno con le proprie caratteristiche storiche e sociali

Noi però crediamo che l’urbanistica sia prima di tutto un sistema di regole, utili per coordinare le iniziative dei privati e per inserirle in un contesto omogeneo. Ogni approccio pianificatorio e dirigista alle scelte urbanistiche frena lo sviluppo della città, ed anche il risanamento dei luoghi degradati.

4) Nuovi progetti di Housing sociale

“la città dev’essere totalmente vivibile per ogni persona, senza barriere”

La vecchia logica dell’edilizia popolare, dei quartieri dormitorio contrapposti alle zone di pregio urbanistico, non è più sostenibile nel 2016. Noi sogniamo una comunità integrata ed omogenea, nella quale l’housing sociale si caratterizzi per progetti innovativi, non soltanto per tutelare i più deboli, ma per rendere la città attrattiva per i giovani talenti.

Dunque edilizia di qualità, anche per riqualificare o riedificare quello che è stato fatto a Milano, in condizioni di scarsità di risorse e di gravi esigenze abitative, dal dopoguerra agli anni 60. Edilizia che guardi con attenzione ai disabili, come ogni altro aspetto dell’arredo urbano. La città dev’essere totalmente vivibile per ogni persona, senza barriere. Questo non significa sacrificare esigenze estetiche: l’architettura e la progettazione urbana di qualità è quella nella quale estetica ed accessibilità sono alleate, vanno di pari passo. Ma non basta migliorare la qualità delle abitazioni, o riutilizzare le aree dismesse. Bisogna creare, anche fuori dal centro o dalle altre zone di pregio, luoghi nei quali si possa vivere, non solo abitare, nei quali si possa ricostituire la vita della comunità intorno ad alcune eccellenze o poli attrattivi. E d’altra parte il centro storico non può morire ogni giorno alle 19, quando chiudono i negozi, perché non ci vive più nessuno. In una città tendenzialmente monocentrica come Milano è indispensabile che la dimensione abitativa, quella dei servizi e quella pubblica si integrino in ogni zona della città. Dobbiamo ricreare le condizioni perché la comunità dei cittadini si appropri della sua città.

5) Più sport e verde pubblico per una maggiore qualità della vita

“una città sana è una città nella quale vi sono gli spazi per una vita sana”

La Milano sportiva ha un grande patrimonio: se nello sport professionistico vi sono eccellenze mondiali, come le due grandi squadre di calcio, a Milano vi è anche – meno visibile, ma più importante per la vita della comunità – il tessuto delle associazioni sportive, ben 6.000, nelle discipline più disparate, che consentono una pratica sportiva diffusa.

Nel settore dello sport il Comune valorizzerà al massimo il ruolo dell’associazionismo privato, anche nella realizzazione e nella gestione degli impianti.

Vi sono sempre meno ragioni per le quali l’Amministrazione comunale debba possedere e gestire in prima persona impianti sportivi, ripianandone i costi d’esercizio. Al contrario, è proprio attraverso le associazioni sportive che può garantire a tutti la possibilità di esercitare un’attività fisica in condizioni di sicurezza e a costi accessibili anche per i meno abbienti. Una città sana è una città nella quale vi sono gli spazi per una vita sana: aree verdi, impianti sportivi, piste ciclabili. Non è una scelta ideologica, non si oppone affatto allo sviluppo, alla velocità, alla tecnologia.
Nel mondo, i luoghi più avanzati dal punto di vista della tecnologia sono anche quelli nei quali più alta è la cura dell’ambiente e del benessere fisico. Noi lavoreremo esattamente su questa strada.

6) Arte, teatro, musica, design: la cultura di Milano si apre al mondo

“dobbiamo combattere la solitudine dei talenti”

Milano ha un formidabile apparato di istituzioni e di luoghi di elaborazione culturale, pubbliche e private, senza uguali almeno in Italia: le grandi università di prestigio internazionale, luoghi di ricerca e al tempo stesso di alta formazione. Dagli studi umanistici al diritto, dall’economia alla medicina, alle scienze e alle tecnologie, non c’è branca del sapere che a Milano non sia rappresentata da istituti d’eccellenza.

A fianco dell’università, esistono a Milano altri luoghi di ricerca scientifica di livello mondiale, collegati per esempio all’universo della sanità, che è essa stessa un fiore all’occhiello di questa città. Ma c’è tutto un tessuto culturale di intelligenze da valorizzare: dobbiamo combattere la solitudine dei talenti.

I Milanesi devono essere più orgogliosi e più consapevoli di ciò che offre la loro città, chi amministra Milano non deve solo valorizzare questo patrimonio, deve collaborare strettamente con le istituzioni della cultura e della scienza perché con loro si può costruire la città che vogliamo per il nostro futuro.

7) La Triennale e il Teatro alla Scala patrimonio della città

“Milano deve tornare a produrre cultura nelle sedi prestigiose”

Fino ad oggi Milano ha ospitato grande cultura, da oggi in poi la cultura deve caratterizzare Milano, deve trainare Milano verso un futuro nel quale intelligenza e conoscenza saranno il vero patrimonio di una città e di un territorio, il vero terreno di sfida con le altre metropoli europee, deve essere lo strumento attraverso il quale definire la nostra identità e i nostri valori, soprattutto delle aree della città più fragili dal punto di vista sociale.

Milano deve tornare a produrre cultura nelle sedi prestigiose delle quali dispone: se la Triennale ha già imboccato negli ultimi anni la strada di un ambizioso programma di recupero della sua antica funzione di vetrina e di incubatore del nuovo nel campo del design e delle arti applicate, la Scala invece deve assolutamente ritrovare il suo ruolo di centro della vita musicale europea. La più prestigiosa istituzione musicale italiana non può essere solo una opportunità turistica per gli stranieri di passaggio: deve ricucire il suo rapporto con la città e tornare a produrre attività musicali di qualità, punto di riferimento per il panorama artistico internazionale, nel campo della musica d’opera, ma anche dell’attività sinfonica e del balletto. La Scala, il Piccolo Teatro, la Triennale sono strumenti per riportare Milano al centro del mondo che conta davvero: il mondo delle idee. Milano è contemporaneità, è elaborazione, non è una città-museo. Deve tornare ad essere un centro internazionale di creatività per l’arte contemporanea. E può valorizzare, sfruttando gli spazi esistenti, le grandi collezioni private di arte contemporanea che esistono in città.

8) La riqualificazione di Milano passa per la cultura diffusa

“la cultura non può essere un’attività di élite”

Ma la cultura a Milano è anche altro. Sono i saperi diffusi, l’intelligenza diffusa. Per esempio l’alto artigianato, le grandi professionalità, la ricchezza di idee che nasce ogni giorno nel mondo della scuola. Milano deve diventare sede di una scuola di livello mondiale nell’ambito del design. Soprattutto, la cultura non può essere un’attività di élite, della quale solo poche briciole vengono concesse ai non addetti ai lavori.

La cultura è anche il primo modo per riappropriarci della nostra città. Per riannodare quelle cesure che si sono create fra centro e periferia. È la strada per riqualificare la città. Le biblioteche nei quartieri sono uno dei luoghi dai quali far partire la riqualificazione. Un’altra chiave di volta del recupero di qualità della vita in ogni area della città sono le strutture sportive.

9) Un nuovo modello di partecipazione

“da qui può partire un modello nuovo di città e di partecipazione”

Noi conduciamo questa campagna elettorale con la partecipazione essenziale delle forze politiche che negli ultimi vent’anni hanno costruito il centrodestra. Ma la nostra ambizione, la nostra determinazione, è quella di andare al di là del centrodestra, al di là di formule che suonano sempre più vuote e convenzionali. Milano può essere il punto di partenza di una nuova forma di partecipazione dei cittadini, che va al di là degli steccati, delle contrapposizioni, delle definizioni stantie.

Noi vogliamo chiamare a raccolta tutti coloro che si ritrovano in un’idea di città e di società, non di schieramento. Le distinzioni, culturali, ideali e di valori esistono e sono fondamentali, ma devono essere motivo di confronto e di discussione, non di delegittimazione reciproca, e soprattutto non possono essere confuse con i tatticismi della quotidianità politica. Noi crediamo che a distinguerci dai nostri avversari sia, prima di tutto la visione del ruolo del governo nazionale e locale: siamo convinti che la migliore Amministrazione possibile sia quella che fa poche cose molto bene, e libera per il resto le energie creative della città, delle persone, delle imprese. Un Comune regolatore, non dirigista né tanto meno gestore, tranne nei casi di stretta necessità.

Da Milano, da questa campagna elettorale, può partire un modello nuovo di città e di partecipazione, al di là degli steccati. Un modello che faccia di nuovo innamorare i milanesi della politica, delle istituzioni, della loro città. Proprio come ne siamo innamorati noi.

10) Costruiamo una Milano digitale, veloce, comoda

“passare dalla stagione delle chiusure a quella della libertà di scelta e di movimento”

Milano ha grandi energie. Energie intellettuali, economiche, imprenditoriali, lavorative. Il nostro obbiettivo è liberare queste energie, non gestirle ma metterle in condizione di svilupparsi da sole. Oggi Milano, come tutto il sistema Italia, procede troppo lentamente. La velocità è la chiave dello sviluppo. Velocità significa prima di tutto connessione.

Da questo punto di vista Milano è in condizioni migliori del resto d’Italia, ma l’Italia è in grave ritardo rispetto all’Europa e agli altri competitori internazionali. La città, ma soprattutto la pubblica Amministrazione, non è ancora adeguatamente digitalizzata.

Ma velocità non è solo un concetto immateriale. Significa potersi spostare – persone e oggetti – in modo comodo, veloce, sicuro e compatibile con l’ambiente. Questo non si ottiene con i divieti, né con la regolamentazione esasperante. Dobbiamo passare dalla stagione delle chiusure a quella della libertà di scelta e di movimento, ovviamente all’interno di regole e di criteri. Spostarsi a Milano non deve essere un percorso a ostacoli, mobilità pubblica e mezzi privati non sono avversari, sono strumenti complementari. Al cittadino l’Amministrazione non deve imporre divieti, deve fornire opportunità da scegliere.

11) Muoversi meglio in città

“far vivere di più la città, non farla spegnere come talvolta è accaduto”

Noi non proporremo mai il trasporto pubblico gratis, perché vogliamo un trasporto pubblico di qualità, che i milanesi scelgono non perché le automobili sono vietate, ma perché è comodo, veloce e confortevole. Trasporto pubblico, d’altronde, significa un’offerta integrata, non solo quella gestita dal Comune.

I privati hanno un ruolo altrettanto importante, dal servizio taxi al car sharing. Non chiuderemo pezzi di città per una scelta ideologica, per penalizzare la mobilità privata, realizzeremo isole pedonali dove questo significa valorizzare uno spazio, una piazza, un’area. Far vivere di più la città, non farla spegnere come talvolta è accaduto. Difenderemo Linate perché un city airport è una grande opportunità, e non si fa vivere Malpensa togliendo ai milanesi la possibilità di scegliere. Potenzieremo ancora le metropolitane esistenti, perché la mobilità urbana del futuro sarà sempre più sotterranea.

12) La forza del brand Milano

“il brand Milano nel mondo è sinonimo di qualità e di stile”

Il mondo è l’orizzonte di Milano. Milano per vocazione si rivolge al mondo, e trova nel mondo la propria unità di misura alla quale relazionarsi. Grandi eventi milanesi, come la Settimana della moda o il Salone del mobile, hanno rilevanza mondiale nei rispettivi settori. Il Teatro alla Scala si misura con i grandi teatri del mondo, le squadre di calcio di Milano sono seguite da centinaia di milioni di appassionati in tutto il mondo.

Ancora di più, è la presenza a Milano di grandi corporate di livello internazionale a rafforzare l’immagine della città all’estero, e nello stesso tempo a fare di Milano la destinazione di molti viaggi di lavoro. Il brand Milano nel mondo è sinonimo di qualità e di stile. Expo ha fatto della nostra città per sei mesi una delle capitali mondiali. È stato un grande successo, per Milano, un successo che ha cambiato il volto di intere aree della città, e che soprattutto ha profondamente rafforzato l’immagine e il ruolo di Milano a livello planetario. Milano ha confermato di essere in grado di organizzare e far funzionare grandi eventi. Rimarrà un grande merito dell’Amministrazione Moratti aver portato Expo a Milano, averci creduto tenacemente, averne individuato il management. Tutto questo nonostante lo scetticismo o l’aperta ostilità di alcuni settori della città. I comitati “no-Expo” ebbero un ruolo notevole nell’ultima campagna elettorale per il Comune di Milano. Il bilancio di Expo non si misurerà sulle cifre, ancora controverse, del conto economico, ma su quello che lascerà alla città. L’area Expo non può trasformarsi in un luogo di rimpianti e buone occasioni perdute: oggi i cassetti sono vuoti di progetti adeguati, ma quell’area, ben collegata, già adeguatamente infrastrutturata, può diventare uno straordinario contenitore di sapere, di ricerca, di studio, di innovazione, di sport, di impresa, di vita, nel quale il sistema universitario e di ricerca di Milano può offrire al mondo il meglio di sé. Può diventare uno dei maggiori campus universitari e di ricerca del mondo. L’eredità di Expo è anche altro, è una città che al mondo è piaciuta, che è in grado di attirare turismo, che suscita curiosità. I grandi monumenti milanesi, a cominciare dal Duomo, devono diventare parti di un progetto di valorizzazione turistica complessiva e integrata.

In parallelo, il turismo congressuale d’affari trova una grande opportunità negli spazi del nuovo polo Fieristico e del Portello. Sarà compito della futura Amministrazione lavorare con gli operatori del settore per armonizzare il flusso turistico nel corso dell’anno in modo da consentire l’occupazione ottimale delle strutture ricettive, ma soprattutto sarà compito del Comune proporre nel mondo un’immagine attrattiva di Milano, della sua offerta turistica, degli eventi economici e culturali, dell’offerta gastronomica e alberghiera.

13) Una nuova efficienza per il Comune di Milano

“Milano diventi modello di buona Amministrazione per l’intero paese!”

La più grande azienda che opera a Milano, la più importante struttura erogatrice di servizi, è lo stesso Comune. Per definizione, un comune efficiente è il punto di partenza perché una città funzioni. A Milano oggi convivono due aspetti apparentemente contraddittori:
una macchina comunale fatta di altissime professionalità, e un diffuso scontento dei cittadini per la qualità dei servizi erogati.

La nostra Amministrazione farà del superamento di questa contraddizione una delle sue massime priorità.

È possibile organizzare la macchina comunale su basi diverse, proprio utilizzando le professionalità che vi operano, in modo da raggiungere un elevato livello di efficienza. Vogliamo che il Comune di Milano diventi un modello di buona Amministrazione per l’intero paese. Ciò consentirà anche di realizzare: un’Amministrazione più snella, tutta concentrata sui suoi compiti essenziali, che rinuncia a gestire quello che meglio può fare il privato è anche un’Amministrazione meno costosa.

14) Riduzione delle tasse comunali: come farlo

“un Comune amico dei milanesi, perché Palazzo Marino sia davvero la loro casa”

Noi vogliamo ridurre il carico delle tasse comunali sui cittadini proprio seguendo questa strada, la riduzione dei costi, che è l’unica percorribile per ottenere davvero un risultato. Questa macchina pubblica più piccola e più efficiente sarà anche molto più agile nei rapporti con i cittadini. Non accadrà più che i milanesi debbano fornire al Comune un’informazione che il Comune già possiede, perché le banche dati non comunicano fra loro.

Useremo al massimo la tecnologia per evitare la produzione cartacea e per consentire ai cittadini di avviare e seguire ogni pratica per via informatica. E qualora sia necessaria la presenza fisica, non accadrà mai più che l’interessato debba transitare da un ufficio all’altro, ubicati in luoghi diversi della città, per seguire le varie fasi di una procedura.

Il patrimonio edilizio del Comune, sparso per la città, dev’essere valorizzato oppure venduto. Ma soprattutto devono essere valorizzate le donne e gli uomini che lavorano per Milano. Lavorare in Comune deve diventare un motivo di orgoglio, vogliamo che i dipendenti comunali si rechino in ufficio con il sorriso, sapendo che sono loro i protagonisti della modernizzazione, che troveranno condizioni di lavoro ottimali, e un assetto che premia, in termini economici e di carriera, il merito, l’impegno, la dedizione.
Vogliamo che i cittadini di Milano tornino ad amare il loro Comune. Che i Vigili Urbani non siano visti come erogatori di multe a raffica, ma come amici ai quali rivolgersi con fiducia e confidenza. Che gli impiegati comunali non siano percepiti come una burocrazia ottusa, ma come un vero servizio alla collettività. Che i disabili che lavorano per l’amministrazione siano valorizzati secondo le loro attitudini e non “parcheggiati” con funzioni solo simboliche. Il nostro obbiettivo è un Comune amico dei milanesi, perché Palazzo Marino sia davvero la loro casa.

15) Costruiamo insieme il futuro di Milano

“il futuro di Milano si decide a Milano, lo decidono i milanesi”

Questa parola riassume tutto. Lo spirito con il quale affrontiamo questa campagna elettorale, ma soprattutto lo spirito con il quale governeremo Milano. Serenità perché noi crediamo nella politica, che non è scontro continuo, non è demolizione dell’avversario. Questa è una degenerazione della politica, che purtroppo si è affermata negli anni, generando la crescente disaffezione, l’allontanamento della gente.

Noi non combattiamo contro qualcuno o qualcosa, non combattiamo contro la sinistra, anche se siamo critici verso molti aspetti dell’Amministrazione di Milano. Il nostro obbiettivo non è sconfiggere qualcuno, è costruire la Milano che sogniamo, e che tutti i milanesi possono sognare con noi. Noi rispettiamo i nostri competitori e ne riconosciamo il valore. Abbiamo idee diverse, e abbiamo fiducia che i milanesi scelgano le nostre, perché le reputiamo migliori per la città. Noi crediamo che un’Amministrazione comunale non debba contrapporsi al governo nazionale o alla regione, qualunque sia la formula politica sulla quale si reggono; crediamo si debba collaborare nel modo più costruttivo, ma ad una condizione che dev’essere chiarissima. Il futuro di Milano si decide a Milano, lo decidono i milanesi.

Un’Amministrazione comunale che fosse un braccio operativo del governo nazionale sarebbe altrettanto sterile di un’Amministrazione comunale che programmaticamente si contrapponesse. Nessun campanilismo, non è nel nostro stile, ma Roma non può sostituirsi alla volontà dei milanesi. Il centralismo non fa bene né all’Italia, né a Milano.

16) Integrazione degli stranieri a Milano: la prima priorità è la nostra sicurezza

“sicurezza è la prima delle priorità, il primo dei compiti delle istituzioni, in un paese liberale”

Questo ovviamente comporta affrontare i due temi, innegabilmente connessi, dell’integrazione degli stranieri e della sicurezza. La questione dei flussi migratori è ovviamente un fenomeno epocale che va ben al di là del raggio di azione di un Comune, per quanto importante come Milano. Ma una cosa possiamo farla, e la faremo: distinguere, senza mai venir meno ai principi di umanità, chi viene da noi per diventare un cittadino milanese, da chi viene da noi per creare un corpo sociale separato, chiuso in se stesso, potenzialmente aggressivo.

Milano è da sempre una città accogliente: lo saremo verso chi accetta e fa propri (non semplicemente rispetta) i nostri valori civili, pur nel rispetto della propria identità religiosa, verso chi è pronto ad integrarsi nell’idea di società che abbiamo creato, sulla scorta della cultura greco-romana e della tradizione giudaico-cristiana. Saremo severissimi verso tutti gli altri. Una società libera e aperta non è una società incapace di difendersi verso chi la minaccia. La paura che paralizza la vita di molti milanesi, che rende poco vivibili interi quartieri è un vero dramma sociale. Rende impossibile vivere la città, distrugge la comunità. La sicurezza è la prima delle priorità, perché è il primo dei compiti delle istituzioni, in un paese liberale. Ancora una volta la tecnologia può fare molto: può mettere in rete i sistemi di sorveglianza pubblici e privati, può rendere le strade molto più sicure.

16b) Mettiamo al sicuro Milano

“sicurezza si ha quando la comunità non si rintana nelle case, si riappropria della città”

Il Vigile di quartiere non dev’essere una versione in divisa del messo comunale. Dev’essere un terminale delle istituzioni integrato capillarmente nella realtà del territorio, e come tale in grado di prevenire i problemi di sicurezza, di tenerli sotto controllo, di richiedere interventi adeguati.

La stessa presenza fisica di una divisa significa in molti casi un argine a situazioni di degrado, significa che lo Stato riprende il controllo di luoghi abbandonati all’illegalità. Questo è fondamentale, ma non basta ancora. La sicurezza si ha quando la comunità non si rintana nelle case, si riappropria della città. Ancora una volta, la riqualificazione dei quartieri attraverso eccellenze culturali, sociali, educative, ambientali è il primo elemento per una città vivibile e quindi sicura. La comunità non è un insieme anonimo di individui, sono persone che interagiscono attraverso un sistema di relazioni. Di questo sistema il nucleo centrale è la famiglia.

18) Politiche per la famiglia ancora più forti

“useremo tutti gli strumenti possibili per tutelare la famiglia”

La nostra visione di attenzione sociale è incentrata sulla famiglia. Più l’istituzione sarà in grado di valorizzare la famiglia, meno costi dovrà sostenere per le politiche di assistenza. Ma il costo più alto della crisi della famiglia non è quello economico: è la perdita della solidarietà e della stessa memoria intergenerazionale.

La disgregazione della famiglia, legata a modelli culturali diversi ma anche, molto più spesso, a difficoltà pratiche, è la precondizione di una società disgregata. Per questo useremo tutti gli strumenti possibili per tutelare la famiglia, da una fiscalità di vantaggio per i nuclei familiari, al sostegno ad aziende che adottino politiche del lavoro family friendly, alla libertà di scelta delle famiglie del modello educativo e scolastico più confacente, avendo ben chiaro l’importante ruolo che svolge in questo senso la scuola paritaria.

19) Sostegno ai privati del terzo settore

“ridurre i costi e migliorare i servizi ai più deboli”

La più grande ricchezza della comunità milanese è il terzo settore. C’è una straordinaria tradizione di attenzione sociale da parte dei privati, in passato esercitata dalle grandi famiglie aristocratiche, oggi diffusa in ogni ambito sociale, che si articola in migliaia e migliaia di volontari che generosamente mettono a disposizione tempo, risorse, capacità, per aiutare i più deboli o per rendere un servizio alla collettività.

Il ruolo dei volontari, delle associazioni, delle comunità religiose e non, sarà al centro delle nostre politiche sociali. Anche in questo ambito, supporteremo i privati piuttosto che gestire direttamente. Ciò consentirà di ridurre i costi e migliorare i servizi ai più deboli. Vogliamo che anche in questo caso sia il cittadino a scegliere. Un sistema di voucher per l’erogazione di servizi a vantaggio di chi ne ha bisogno, un modo concreto di finanziare l’assistenza seguendo le richieste delle persone.

20) Dalla formazione al mercato del lavoro

“vogliamo modernizzare formazione e mercato del lavoro, riportare investimenti”

La formazione è il presupposto fondamentale per l’accesso al mercato del lavoro. Milano dispone di scuole e università di altissima qualità, ma l’integrazione educazione–lavoro è ancora ai primi passi. Per questo vogliamo dare impulso a una collaborazione organica fra sistema dell’istruzione e sistema delle imprese.

Tutto questo allo scopo di potenziare le eccellenze formative, coordinandole con il mercato del lavoro. Particolare cura metteremo nel potenziare la formazione professionale offerta dalle scuole civiche, che a Milano hanno una tradizione illustre. Noi vogliamo modernizzare formazione e mercato del lavoro, riportare investimenti e quindi occupazione qualificata e produttiva, al punto che gli studenti che escono dalle scuole di Milano decidano di proseguire gli studi all’estero, o di cercare un lavoro all’estero, in Inghilterra o in America, solo qualora lo desiderino, non perché la formazione ricevuta in Italia non trova prospettive nel mercato del lavoro. E nello stesso spirito vogliamo che tanti studenti stranieri, per esempio inglesi e americani, vengano a Milano a trovare una formazione di alto livello e una prospettiva professionale qualificata. La Milano che vogliamo costruire è una città nella quale le parti sociali remino nella stessa direzione, verso il binomio inscindibile crescita/lavoro.

21) Trasformiamo la terza età in un valore aggiunto

“scambio di esperienze e di formazione intergenerazionale”

Il tema del lavoro è decisivo per il futuro di una città nella quale la composizione del sistema produttivo si è profondamente trasformata, e nella quale proprio la tecnologia da un lato offre nuove e in parte inesplorate opportunità, dall’altro richiede professionalità non sempre disponibili soprattutto nella parte più anziana della forza-lavoro.

L’aumento dell’età delle pensioni, tendenza ineludibile per ragioni di equilibrio del sistema pensionistico, pone tuttavia da questo punto di vista nuovi e ulteriori problemi, sia perché ritarda il turnover, sia perché la forza lavoro meno qualificata tende comunque ad essere espulsa dal mercato del lavoro, e una volta espulsa non è in condizione di rientrare. Per limitare la portata di questo fenomeno, le politiche di active ageing aziendali saranno incoraggiate per quanto possibile dalla nostra Amministrazione. In ogni caso, si può pensare ad un impegno lavorativo anche oltre la soglia dell’età pensionistica, ovviamente con orari e modalità adeguate, per lo svolgimento di alcuni servizi alla collettività.

Vogliamo anche favorire lo scambio di esperienze e di formazione intergenerazionale. Per esempio i più giovani si possono rendere utili contribuendo all’alfabetizzazione informatica dei più anziani.

22) Fare impresa a Milano

“l’impresa è il principale strumento di crescita sociale, economica e civile di una città”

Lo spirito d’impresa è una delle parti migliori della tradizione del novecento a Milano. Un patrimonio che è fatto di competenze ma anche di valori, di spirito di sacrificio, di sobrietà, di professionalità, di gusto per le sfide, di ricerca dell’eccellenza, di corsa al primato. Dobbiamo recuperare questa cultura, che è l’espressione della parte migliore della Milano borghese, e farne uno degli elementi costitutivi del nostro stile di governo.

L’orgoglio della “milanesità” è per buona parte l’orgoglio del nostro spirito imprenditoriale. Governare la città non è come gestire un’impresa, l’efficienza economica è la base, ma non è tutto, sta alla politica trovare le necessarie mediazioni fra l’ottimizzazione dei bilanci, la tutela sociale, gli indirizzi di sviluppo.

Ma governare la città con le imprese è certamente possibile, anzi è un modo per ottimizzare l’efficacia delle decisioni, per attingere al know-how del mondo aziendale, per coordinare gli indirizzi di sviluppo. Vogliamo coordinare la nostra azione di governo della città con le storiche Associazioni d’impresa, che a Milano svolgono tradizionalmente una funzione importantissima, non s oltanto di rappresentanza di interessi ma anche di contributo alla crescita civile della collettività. Essere dalla parte delle imprese significa sapere che l’impresa è il principale strumento di crescita sociale, economica e quindi anche civile di una città moderna. Nell’impresa e nel lavoro si realizza l’integrazione sociale più sana. Milano ha perso la quasi totalità degli insediamenti produttivi che sorgevano nell’area urbana, ed ha perso anche molte delle dinastie imprenditoriali che hanno fatto la storia – non solo economica – di Milano nel ‘900. Ma non ha perso affatto, anzi ha moltiplicato, la vocazione imprenditoriale.

23) Sostegno alla piccola e media impresa

“infrastrutture materiali e immateriali condizione indispensabile per prosperare”

Oggi ancor più che in passato ospita intelligenza imprenditoriale, top management di imprese, funzioni aziendali ad alto valore aggiunto, start up vitali. L’ente pubblico ha il dovere di tutelare l’impresa, sia riducendo al minimo i vincoli, i costi, gli impedimenti burocratici, sia anche creando le condizioni infrastrutturali perché l’impresa possa trovare a Milano il luogo ideale per ospitare le funzioni direzionali, amministrative, commerciali, di marketing.

Ciò significa, ancora una volta, velocità ed efficienza delle reti di infrastrutture materiali e immateriali. È un investimento fondamentale per il nostro futuro. A Milano peraltro non esiste solo la grande impresa. Anzi la vera anima della città è fatta da un tessuto di piccole imprese artigianali e commerciali, dalle professioni, persino dall’agricoltura (pochi lo sanno, ma Milano è uno dei primi comuni d’Italia per produzione agricola).

Per questo mondo di piccola e media impresa commerciale e artigianale, per i negozi, come per i professionisti, poter contare su un supporto di infrastrutture materiali e immateriali è condizione indispensabile per vivere e prosperare. Noi non ci opporremo mai all’innovazione, anche nel campo del commercio, ma il negozio di prossimità, la bottega storica, costituiscono un patrimonio irrinunciabile da tutelare e consolidare, non soltanto per ragioni economiche, ma anche per la sua funzione sociale, di luogo di aggregazione e di riferimento dei quartieri. La tutela del piccolo esercizio commerciale fa parte dell’idea di città vivibile e attrattiva che vogliamo realizzare.